Come in un mosaico…

Eh sì, ben 8 anni fa atterravo su questa piattaforma. Mi sono esposta molto in questi anni. Ho iniziato piano piano, un po’ maldestra, inciampando qua e là, ma devo dire che mi seguono, devo dire che mi leggono. Ho detto devo… Insomma mi avete capita. Grazie a tutti voi!

Così oggi festeggio questo mio ottavo anno, con una riflessione consapevole. Essa nasce da quello che vedo, da quello che sento e da quello che provo. Ovviamente nasce inoltre, dai miei studi e dal mio lavoro attuale. Nasce dall’ esperienza.

Beh, molti parlano o scrivono di combattere il razzismo, di aumentare l’ inclusione delle diversità, di migliorare le condizioni di chi ha una disabilità, di diminuire la violenza domestica, psicologica e fisica. Insomma non ce n’ è una di persona che non sia in disaccordo con il fatto di esplorare queste tematiche e fare qualcosa per migliorare la qualità della vita di tutto il genere umano. Bello vero?

Bene, io mi chiedo, parlarne e scriverne, fa cambiare qualcosa? Dirlo e ripeterlo, contribuisce al miglioramento? Insomma è sufficiente rimanere fermi e pensare che queste cose poi si realizzino? O che intanto iniziasse a farlo qualcun altro? Io non ne sarei così convinta.

E così penso a me stessa. A quello che è accaduto a me. Così da potervi dare prova che se applichi davvero quello che pensi e che dici, poi le cose cambiano a te, in te e intorno a te. Eh sì, perché il cambiamento parte da me, da te, da noi.

Il razzismo parte da noi. Ci accettiamo? Ci piacciamo? Ci vogliamo bene? Non è solo una questione di colore della pelle, è un punto di vista più generale e comprende molto di più. Se siamo razzisti con noi stessi di conseguenza e in qualche modo lo saremo con l’ Altro. I giudizi, i pregiudizi, su noi stessi e sull’ Altro, non sono una forma di razzismo? Riflettiamoci. E poi a voglia a dire inclusione della diversità…

La religione il proprio credo, le nostre credenze, i nostri principi, i nostri valori… Sono aspetti che filtrano la realtà. L’ educazione ricevuta ci porta a essere in un modo piuttosto che in un altro. Siamo veramente chi vogliamo essere così?

La comunicazione, che è mettere in comune, che implica una relazione, un rapport di comprensione e fiducia, come avviene tra di noi? Gesti, movimenti del corpo, del viso, il tono della voce, un saluto, un sorriso concessi o mancati…. Includiamo tutti nelle nostre conversazioni nei nostri incontri? O escludiamo chi non corrisponde alle nostre idee, ai nostri ideali….?

L’ intelligenza emotiva, l’ empatia, l’ ascolto, l’ accoglienza, include l’ individuo di ogni ceto sociale? Si possono sviluppare questi aspetti? E essere di e per tutti?

Insomma se veramente vogliamo affrontare questi temi, è necessario affrontarli a partire da noi stessi. Se mi rispetto, ti rispetto, mi rispetti. Chiaro è che se non lo fai io, saprò rispondere (sarò abile alla risposta) perché nel frattempo mi sarò allenata a sviluppare: assertività, sicurezza, autostima, e amore di me.

Tutto questo avverrà secondo un processo lungo forse anche una vita. Se imparo dagli “errori”, inserendoli nella mia esperienza, saprò rimediare. Se ascolterò il rimando di chi vuole il mio bene, saprò come rimediare. E’ lunga la strada, è lungo il processo. E’ quasi impossibile credere che qualcosa cambi, se non cambiamo qualcosa. Perciò il razzismo verso coloro che hanno un’ appartenenza etnica o religiosa, va lavorata a partire da noi.

L’ inclusione va elaborata a partire da noi. Io ti includo perché voglio conoscerti, voglio ascoltarti, voglio condividere con te le mie esperienza, cosicché tu possa farlo con me. Ie e te, tu ed io, in comune. Senza fare una gara, senza prevaricare, senza competere….

Finché non sarà fatto un lavoro individuale, non si potrà pensare di farne uno collettivo. Guardarsi dentro, nella profondità, fa paura, ma finché ci sarà paura, che è un assenza di coraggio, pochi passi saranno possibili. E’ necessario attraversare il dolore, per uscire dal tunnel e rivedere la luce.

Credo che è da qui che io voglio proseguire. Sto capendo e scoprendo molte cose. Tutto questo grazie alle mie emozioni che vengono stimolate da ciò che consapevolizzo. Ed è per questo che la pace interiore è possibile. Bisogna fare per essere. Bisogna essere per andare verso l’ autonomia.

Credo molto nella collaborazione. Questo sarà possibile se ogni individuo metterà un pezzetto del suo, per una migliore collettività.

Un giorno mi chiederanno:

Come stai?

Io – In cammino! 

Una tessera da sola è già qualcosa. Insieme alle altre è ancora di più.

Sarah ❤

Se non c’ è strada dentro il cuore degli altri… prima o poi si traccerà…

Hey! Cosa ne pensi?

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.