Raccontare la disabilità e come è “vista”​, in azienda, si può!

Ringrazio la mia collega Elisabetta, che mi ha dato l’ opportunità di fare un intervento online di 10 minuti per condividere la mia esperienza di disabile della vista. In questa riunione abbiamo spiegato le diverse disabilità, i diversi approcci e linguaggi adottati e abbiamo messo la persona al centro, non l’ etichetta di disabile.

E poi eccomi:

Io, Sarah, capelli rossi rame, occhi castani, occhiali, maglione rosso (Rosso del primo chakra, le radici, voglio radicarmi per parlare al meglio con voi). Sono da 10 anni ad Expedia, sono una figura di supporto per il market management team. Ora, Sardegna e Italia del Centro Sud. E sono una persona etichettata disabile della vista. Sono invalida civile e categoria protetta.

Nasco nel gennaio del 1976 a Bedford nello Bedfordshire, a 70 km da Londra. Mio padre era diplomatico, per questo ho viaggiato per molti anni nel mondo.

Tutto andava bene, quando I miei giovani genitori scoprirono, e questa è una leggenda vera, che ho uno strano sguardo (strabismo). Mia nonna paterna mi strappa dalle loro braccia per portarmi all’ Oftalmico di Roma, a 6 mesi durante una vacanza estiva a Roma.

L’ impatto fu grosso, dissero: – questa bambina non vede! –

Sono nata con una Corioretinite da Toxoplasmosi Congenita. Qualche mamma forse la conosce. E’ un’ analisi che oramai si fa obbligatoriamente prima di partorire. 46 anni fa, probabilmente no.

Che impatto ha avuto questa disabilità?

·     Famigliare – Educativa – Scolastica

·     Relazionale – Amicale – con me stessa

·     Lavorativa

La mia famiglia soprattutto mia madre, mi ha educata come una normodotata. I genitori fanno del loro meglio nell’ educare I figli… Sono autonoma, non sono cresciuta in una campana di vetro. Tuttavia sento di dire che sono un ibrido. Sono una disabile normodotata. Con il fatto che I miei mi trovassero senza alcuna difficoltà, ho ritenuto necessario invece imparare a comunicare e a spiegarmi. Vedo poco, vedo diversamente, sono ipovedente, cieca parziale e tuttavia le persone non mi comprendono a volte o forse non vogliono… mi dicono, ma tu vedi o non vedi? Oppure alcuni colleghi si abbassano e mi parlano come se fossi una bimba di 5 anni. Io rido pensando, fanno del loro meglio. Li aiuto io alzandomi e spiegandomi.

I miei a volte li vedo che si sentono in colpa, hanno difficoltà ad affrontare temi sulla vista, abbassano gli occhi. Li capisco. Tuttavia bisogna accettare e fare pace. Per questo mi sono formata in art-counseling, faccio dei percorsi di crescita, sono mental health first aider. Perché la crescita aiuta ad accettare, ad elaborare.

E poi io disabile come mi confronto con un altro disabile? Imparo anche io.

A scuola è stato difficile, prese in giro, bullismo, mi camminavano sugli occhiali. Ecco perché avevo paura dei team, in Expedia, mi rivedevo a scuola. E l’ inconscio contempla il presente (non sa che il passato è passato).

A scuola non vedevo alla lavagna, dovevo chiedere i quaderni e ricopiare. La scuola francese è dalle 9h alle 17h più I compiti. Era stancante per me. I professori non sempre mi hanno aiutata….

Tempi bui quelli, dove non sapevo chi fossi, dove gli altri avevano un’ immagine di me. Crisi identitaria.

Ad Expedia i primi anni sono stati difficili, come ho detto ho dovuto per forza imparare a comunicare, per evitare fraintendimenti comunicativi, non volevo poi passare per lavativa. Non ho ausili particolari, tranne la risoluzione alta del PC, lo zoom e a volte il sintetizzatore vocale, Quando ho bisogno di leggere cartacei con caratteri piccoli uso la mia sfera magica ovvero, la mia lente di ingrandimento. Quando ho bisogno di guardare al di là del mio naso, uso il mio monocolo 4X. Ricordiamoci che sono un ibrido, faccio come posso.

Qualcuno mi ha anche detto ma perché hai la faccia dentro allo schermo, che problema hai? Simpatici, ho pensato. Oppure ma tu vedi o non vedi? Certo vi confondo, non ho un bastone per ciechi, non ho un tre piedi, o un cane guida, o un accompagnatore… Vi capisco!

Io saluto 4 volte al giorno, oppure 0, mi succede. Ti riconosco, oppure no. Ti riconosco dalla voce…

Expedia dal 2018 è migliorata, lo noto e lo sento. Ci sono strumenti maggiori, ci sono gruppi in slack, c’ è AIM, c’ è lo Sharepoint. Ho scritto anche un articolo su Life at Expedia Group blog, insomma, oggi abbiamo più possibilità rispetto a 30 anni fa. Almeno per me è così.

La disabilità, la mia l’ ho accettata. Oggi è un’ opportunità. Così da aiutare anche gli altri a stare tranquilli. Siamo Umani, siamo persone, non siamo solo la nostra disabilità. 😉 E anche voi genitori, state accanto ai vostri figli, ascoltateli, fategli una carezza, la colpa non serve, serve la responsabilità. Come rispondere all’ evento bene, comunicando, interagendo. 😉.

La toxoplasmosi è una malattia provocata dall’infezione di un parassita, il Toxoplasma gondii, che può trasmettersi all’uomo attraverso gli animali, in particolare i gatti, il cibo, carne cruda di maiale e di pecora, vegetali contaminati da feci di gatto.

Io vedo 1/10 dall’ occhio destro e 4/50 da quello sinistro fatevi I conti. 😉 E per la cronaca con gli occhiali vedo solo più nitido, non raggiungo i 10/10…

Spesso le persone cieche o ipovedenti vengono assunte come centraliniste o per fare mansioni base, come se non potessero sviluppare altre competenze. Invece per Me Expedia lo ha fatto molto e io ho saputo cogliere, per cui sarò sempre grata a questa azienda e alle persone che ne fanno parte.

Ecco un po’ la panoramica di chi sono.

Vuoi condividere anche tu qualcosa con me?

Ti aspetto!

Trovi s-viste? Aiutami a correggerle! 🙂

Io ti vedo con le orecchie, e ti ascolto con gli occhi.

 Sarah.

Ecco il vocale di prova, prima dell’ intervento in ufficio. Che te ne pare?

Foto dal web.

5 pensieri su “Raccontare la disabilità e come è “vista”​, in azienda, si può!

  1. Ho letto con tanta attenzione e piacere la tua storia. Grazie per la condivisione, leggerla mi ha fatto riflettere molto.
    Hai avuto due genitori che hanno dato il meglio di se. Si capisce da come ne parli.

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    1. Grazie per il tuo commento. Credo che i miei abbiano fatto quello che hanno potuto. Non c’ è un manuale dei genitori e neanche quello per figli, quindi direi che ce la siamo cavata. 😉

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