Il Risveglio di Eva – Come superare la cecità emotiva – Alice Miller

Risonanze.

Conosco bibliograficamente Alice Miller da un anno e mezzo circa, perché facendo un percorso personale, volto a risolvere il risolvibile in me, per poi aiutare gli eventuali clienti futuri, nel migliore dei modi, il mio psicoterapeuta mi consigliò, l’anno scorso, di leggere alcuni dei suoi libri. Ho seguito il suo suggerimento. Ho letto con curiosità Riprendersi la vita ed oggi ho terminato la lettura del Risveglio di Eva.

Ammetto con franchezza, che la prima cosa che mi ha colpito è la metà del titolo: Cecità emotiva. Soprattutto mi ha colpito, la parola cecità. Un vocabolo che mi porto dietro da un po’. Io sono nata con una parziale cecità visiva e leggere questa parola in questo testo, in questo contesto, mi ha risuonato molto. Poiché non si tratta solo di una difficoltà sensoriale bensì, il concetto, può essere visto, inoltre come un problema psicosociale. Ovvero il non vedere, il negare cosa ci accade, il negare i nostri più intimi bisogni e soprattutto il negare che i nostri problemi attuali, derivino da una difficoltà profonda, un abuso o una violenza in età infantile, per esempio, può comportare un grande malessere esistenziale. Possiamo negare i fatti a parole ma, il corpo, conosce la nostra storia, e ce la svelerà attraverso il linguaggio che conosce meglio: i sintomi, la malattia.

Alice Miller nei suoi testi tiene sempre a precisare alcuni dei concetti fondamentali per tentare di uscire da questo nostro dramma:

Tenere sempre a mente che tutto quello che ci accade nel presente della nostra età adulta, deriva dalla nostra infanzia. Da come siamo stati cresciuti ed educati e forse ancora prima, nel grembo materno.

Diventare consapevoli che da piccoli siamo stati allevati con un’educazione ereditata, tramandata quindi da generazioni in generazioni e per questo ritenuta valida, è di fondamentale importanza. Come è criterio fondamentale, dare a questo genere di educazione un nome: pedagogia nera. Perché subire violenza (fisica, psicologica, verbale, corporea…) e maltrattamenti da bambini (botte, non essere visti, non essere voluti…) è un fatto che rimarrà iscritto a vita. E segnerà per sempre la nostra vita psicofisica. Soprattutto rimarrà scritto che i maltrattamenti, la violenza e le punizioni erano per “il nostro bene”.

Da qui nasce per Alice Miller l’esigenza di integrare 2 figure:

Il/la testimone soccorrevole: Colui o colei (amici, conoscenti o famigliare), che si accosta e offre sostegno al bambino che subisce crudeltà.

Il testimone consapevole: Figura simile a quella citata sopra. L’ adulto (il bambino di un tempo), si lascerà guidare, se motivato ad aprire gli occhi, verso la consapevolezza, e la guarigione, da colui o colei, che lo comprenderà, lo ascolterà in maniera empatica, perché conosce e ha attraversato il dolore, lo stato di abbandono e di violenza inflitti dagli adulti sui bambini. Tale figura può essere un terapeuta, un insegnante, un medico illuminati.

In questo testo l’autrice si identifica con Eva e la grande diffusione del “Tu non devi sapere!” Una forte ingiustizia per Alice Miller, che paralizza la percezione, non facendoci vedere. Eva nel Giardino dell’Eden, voleva solo conoscere la differenza tra bene e male. Come il bambino nel suo “Paradiso dell’Infanzia”, da adulto vorrebbe comprendere perché disobbedire ai suoi genitori che egli vede come Dio, equivale a punizione.

Scorrendo le pagine del testo, molti sono i concetti che mi trovano d’accordo con l’autrice. E’ stato difficile all’inizio per me, consapevolizzare che, la nostra storia, i nostri dolori, i nostri sintomi derivassero da un racconto ancora più profondo.

Dice Alice Miller, che molti psicoterapeuti hanno paura, di affrontare l’infanzia con i loro pazienti. Perché essi hanno paura di entrare in quel dolore infantile che forse non hanno mai veramente attraversato.

Così quel silenzio punitivo, quel “Tu non devi sapere”.  Devi obbedire se vuoi essere amato (Adamo ed Eva), (occhi chiusi, sonno), lascia il posto alla voce della verità e al dialogo liberatorio, alla pace interiore (aprire gli occhi, risveglio), al risveglio emotivo.

“Ciascuno deve decidere per se stesso quali rischi può e vuole affrontare. E ciascuno sa meglio di chiunque altro quale importanza una simile esplorazione abbia per la sua vita.” Preambolo.

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