In un mondo fatto di competizione, di premi e di punizioni. In un mondo dove vince chi si crede più forte. In un mondo oramai frettoloso che non si ferma più. Che non si ferma più ad osservare… Io ieri ed oggi, ho fermato il mondo, forse il mio e mi sono regalata un corso, percorso sull’ educazione gentile per educatori. Dirai tu lettore e tu che ci stavi a fare lì?
Beh ritengo che il tema possa interessare più o meno tutti. Almeno chi ha voglia di migliorare la sua comunicazione. Chi ha voglia di avere modalità e comportamenti costruttivi e relazioni costruttive. Con i bambini, con gli adulti, con i bambini che diventeranno adulti. Il nostro futuro.
Io sono una figura di supporto e ti assicuro lettore che a volte in azienda per un motivo o per un altro e chi più chi meno, ci comportiamo da veri e propri bambini. E ti dirò è più probabile che i bambini siano più adulti di noi. 😉
In azienda come in altri ambienti il problema non siamo noi, persone, esseri umani, individui. Il problema, la difficoltà, si trova nei nostri comportamenti verso noi stessi e gli altri da noi. La qualità della nostra comunicazione e delle nostre relazioni, non è sana. Anzi è violenta, aggressiva e minacciosa. Bisogna partire da lì.
E la mia storia inizia dal fatto che io ho voluto tempo fa, ripartire da me. Il processo è ancora in corso. Sicuramente da bambina ho sofferto. Sicuramente a scuola mi hanno fatto subire cose che non sapevo gestire perché troppo piccola. Sicuramente sono ipovedente, eccetera eccetera eccetera… C’ è una cosa comunque e la dice bene Jacques Salomé, un noto psicosociologo, francese. Posso non essere responsabile di tutto ciò che mi capita. Ma posso essere responsabile di ciò che ne faccio di ciò che mi capita.
La responsabilità di prendersi il potere di cambiare il paradigma da è colpa degli altri a cosa posso fare io affinché gli altri non siano più una minacccia, è stato e ancora è un processo in corso, che da Counselor Espressiva e YogaDanza, voglio proseguire…
Cosa c’ entra tutto questo? Beh ho fatto e faccio con quello che ho. Ho deciso e proseguo nel mio intento di prendermi cura con Educazione Gentile, della mia bambina interiore a cui ogni tanto si riapre la ferita. La ferita di una scuola, fatta di alunni e di insegnanti (alcuni ovviamente), che non hanno saputo assisterla. Ad un’ età in cui poche erano le possibilità di spiegarsi.
Il cerchio. I bambini si incontrano, si cercano, si parlano, o comunicano a loro modo. I bambini non si presentano. Si osservano, si annusano.
Si prende un bastone, il bastone della parola, lo si colora, lo si decora. Lo prende in mano chi vuole esprimere un’ emozione. Poi lo passa, come facevano gli indiani d’ America, a mo’ di gesto di pace. Chi ha il bastone, parla, chi non lo ha, ascolta. Fa silenzio.
In cerchio i bambini sono tutti uguali. Si agisce con il cuore in questo luogo sicuro.
L’ educazione gentile è un processo, inizia nel Qui e Ora e il risultato arriverà nel tempo. Intanto seminiamo, poi fiorirà. I bambini non sono stupidi. A noi sembra che non ascoltino, invece una parte di loro lo fa. A modo loro, ma lo fanno.
L’ educatore pensa al benessere del bambino. L’ educazione gentile è strumento di tale processo. L’ educatore gentile, è consapevole, empatico, creativo, dà tempo al tempo,
I bambini hanno bisogno di spazi vuoti per poi esprimere con i pochi strumenti la loro creatività, il loro andare verso l’ autonomia.
Educazione gentile, non è: buone maniere, la cortesia. Questi sono codici.
Quando utilizzo la comunicazione non violenta mi metto al pari dell’ altro.
Così:
OSSERVO la situazione
Che bisogno ho?
Che sentimento provo?
Che richiesta posso fare?
Educazione gentile è… costruire non è aspirare alla perfezione…
La perfezione è solo una violenza contro se stessi. Piuttosto puntare alla fiducia invece che alla perfezione.
Io amo raccontarmi. mi aiuta ad orientarmi. Parlare di me, mi consente di conoscermi meglio, di farmi conoscere. Così anche il racconto, la lettura di altri ad alta voce mi è sempre piaciuta. Come mi è piaciuta la voce di Manuela, educatrice (Pedagoga Narrativa). Le storie attivano il senso di appartenenza, di comunità.
Ai bambini dire grazie invece di bravo (giudizio). Chiederli come si sente.
Le attività didattiche possono essere fatte in maniera ludica anche fuori, all’ aria. Permette di disintossicarsi, di camminare. Di vedere altre cose. Ci sono giochi come le visualizzazioni in contatto con gli altri posando le teste sulle pance. Si possono fare le capanne con le corde e i teli, per raccontarci storie o filastrocche. Ci si può mettere in cerchio battere le mani e fare su e giù. Possiamo bendarci e dirigerci con gli altri sensi verso il pifferaio che suona per noi….Tutto questo all’ aria aperta.
Ricordiamoci sempre che il bambino ha il diritto di fare o non fare… Ha i suoi tempi, non è stupido. Noi intanto lanciamo il seme.
Solidea, Counselor ed Educatrice Gentile. Un tocco leggero nel mio posto nel mondo tanto cercato. ❤
In queste due giornate, mi sono data il permesso, di lanciare il seme della gentilezza, per prendermi cura in maniera gentile, della mia bambina interiore. Creando un luogo sicuro fatto di fiducia e di benessere, dove lei possa crescere con i propri tempi.
Sarah
Grazie a Progetto GRAF Gruppo e Rete per l’apprendimento e la formazione
Grazie Solidea Bianchini e Manuela.
Grazie a Matemù
Grazie a tutte le partecipanti!!!
Ah una domanda… Tu, vuoi essere, sciacallo o giraffa? 😉
Costruire è potere rinunciare alla perfezione.