Essere sensibile – Un’esperienza come contributo nel mondo

La resilienza della farfalla

Sei strana, sei diversa, pensi in modo singolare….

Quello che dici è sbagliato, sei troppo esagerata, no no no …

Senti in maniera esplosiva le emozioni tue e altrui…

Alla fine oggi che ho 43 anni ripensandoci, mi viene da sorriderci. Già, ci sorrido su, dopo averci sofferto tanto e a sprazzi a volte ci soffro. Non è stato facile convivere con questi giudizi e pregiudizi su di me. Mi hanno portato a credere per molto tempo che essere come ero e come sono oggi era sbagliato. Io ero sbagliata. Poi da brava alchimista, ho rigirato e trasformato. Si sono così e mi sta anche bene.

Ma nei miei angoli privati fatti di riflessioni, dialoghi interiori. Fatti di diari e di lettere a me stessa, pensavo che qualcosa in me invece andava bene. Anche il corpo lo affermava.

Sentivo e oggi sento le persone. Le sento se mi sono vicine e sono benevolenti. Sento se stanno cambiando o se mi vogliono in qualche modo manipolare. Sento se soffrono o sono felici. Insomma è un dono sì, che a volte non lo nego, ho visto e vedo come una minaccia alla mia persona.

Come mai? Beh chi è ipersensibile, iperempatico, chi sente molto, chi ha un grande carico emotivo, sente in maniera amplificata, a 360 gradi. L’ ambiente, l’ atmosfera, lo stato d’ animo delle persone, i rumori, la luce…. E chi ne ha aggiunga pure.

Essere sensibili è essere abili al sentire, in maniera molto profonda. Tant’ è che eoggi come ieri ho delle intuizioni. Spesso non ne conosco il processo, ma ci arrivo, sono lì con un’ illuminazione che va bene… Solo che necessito di sapere come ci sono arrivata. Questo stanca e spesso lascio stare.

Sono pochi coloro che comprendono quando ho bisogno di ritirarmi, quando mi chiudo. Quando leggo libri sulla crescita, per capire. Quando ho biogno di stare con persone benevolenti come me.

Così dopo tante esperienze di crescita personale, di gruppi, di individuali, di percorsi, sento e capisco perché sin da piccola amassi la relazione. Il contatto con l’ altro, con l’ Umano. Per cui sento che la mia strada da sensibile potrà essere un contributo al miglioramento della qualità della vita, nell’ ambito del counseling.

Essendo anche una persona a cui manca un senso per metà (vista), tutto o quasi coincide.

L’ esperienza sia formativa che di vita ce l’ ho ed è molto preziosa. Ritengo che la formazione sia efficace se sperimentata. In questo modo si può aiutare da persona a persona. Aggiungo che i percorsi personali sono fondamentali, non è una questione di ore raggiunte o fatte, bensì riguarda le esperienza vissute e portate alla consapevolezza.

Ognuno il suo metodo. Ognuno il suo contributo.

Alleggeriamoci un po’, in questa ora di pausa pranzo.

“Non sei un’etichetta, non sei un pacco. Poiché le persone che non hanno questa caratteristica (la maggior parte) non lo capiscono, ci vedono come timidi, deboli o il più grande peccato di tutti: asociali. Temendo queste etichette, cerchiamo di essere come gli altri. Ma questo ci porta a diventare sempre più esagerati e angustiati. Dunque, diventiamo nevrotici o pazzi, prima agli occhi degli altri e poi agli occhi di noi stessi”.
(*Tradotto dallo spagnolo)
-Elaine Aron-

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