La tristezza, la rabbia, la gioia, la sorpresa, la paura…. e poi? E poi il disgusto.
Un omino piccino, piccino che viveva in un Paesino piccino piccino. Aveva pochi amici attorno a sé, anzi forse neanche uno. Lui si chiamava disgusto, ma tutti lo chiamavano Bleah, perché faceva schifo. La sua faccia era un po’ brutta e strana. C’ era molto silenzio accanto a sé e questo lo intristiva, spesso come oggi, aveva le lacrime agli occhi. Stava proprio per piangere. Lui voleva dare una mano alle persone, e soprattutto ai bambini. Con gli occhi voleva far vedere le cose schifose come la cacca e i vermi. Con il naso voleva far odorare la puzza della cacca. Con le orecchie voleva far ascoltare la musica stridulante ed assordante. Con la bocca e la lingua, voleva far assaggiare lo zenzero e l’ aceto. I bambini gli avrebbero almeno loro, dato una mano?
Insomma disgusto, non piaceva a nessuno o quasi. Lo chiamavano Puah! Lo chiamavano Bleah… E lui poverino piangeva senza nessuno vicino per coccolarlo, con amore.
Una fiaba direte voi… Può essere. Sicuramente è tratta dalla realtà. Chiaramente in Emozionando la magia ci fa andar via dall’ asilo nido Hakuna Matata, ma resta il fatto che tornandoci disgusto piace poco poco.
Oltre ai sensi stimolati, il corpo anche è ricettivo. Soprattutto la mimica facciale. Le smorfie. Le mani davanti al volto per proteggersi dalla minaccia.
Un’ emozione insomma da comprendere e da sentire a 360 gradi. Anche se è fastidiosa. Anche se distrae. Anche se annoia un pochino. Tuttavia è un’ emozione e le altre emozioni sono tenute a farla entrare nel cerchio.
Altra bellissima esperienza di tirocinio per me oggi. Dove ho potuto giocare con i bambini attraverso il corpo, la mimica e l’ uso della voce, usando un calzino… Bleah! 🙂
Complimenti ottimo articolo, anche io scrivo un blog sulle emozioni http://www.ilmondodidak.wordpress.com mi piacerebbe un tuo parere. Ciao
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Grazie mille 😉
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