Lui se ne stava spesso al computer, non amava troppo socializzare, stare con gli altri, non amava stare con chiunque. Era molto selettivo, sì lo ammetteva. Amava scrivere, buttare giù qualche progetto per la prossima riunione. Era un tipo schivo, si mischiava alla gente, sguardo basso, occhiali scuri. Amava la solitudine, quella solitudine che solo i creativi hanno. Una solitudine che ti fa produrre. Ma lui sapeva scherzare, sapeva farlo con chi veramente se lo meritava. Le battute van fatte a chi se le guadagna da subito. E a lui bastavano 30 secondi per capire una persona. Che fosse una risorsa, un conoscente o un individuo per strada. Lui era semplicemente questo e gli stava bene. Amava la sua vita. Quando voleva poteva avvalersi della compagnia della sua band. Sì, scriveva canzoni per il gruppo rock del quale faceva parte. Suonava chitarra e tastiera. Scrivere le canzoni era sempre stata una sua passione. Osservava la gente, osservava le persone che sfioravano la sua vita ogni giorno. Ogni giorno loro lo ispiravano. Gli bastava guardarle per capire le loro storie. Era un mago in questo. E proprio per questo, riusciva a gestire la sua squadra che, lavorava ad un progetto a dir poco fantastuco: La scrittura sociale – Interagire attraverso le parole scritte.
Sapeva fare tante cose lui. Sapeva fare. Ma soprattutto sapeva essere. Non gli interessavano le frivolezze di tutti i giorni. Non gli interessavano i pettegolezzi della gente. Amava ritirarsi e scrivere. All’ ombra di un albero, sulla spiaggia all’ alba, prima di andare al lavoro, la sera prima di dormire. Lui scriveva. Scriveva tanto. Tanto perché non parlava molto. Troppe erano le cose che teneva per sé. Ma quanto avrebbe voluto confidarle a lei. Eh sì, lei. C’ è una lei in tutte le storie ed anche in questa sì. Avrebbe voluto spedirle tutte quelle lettere. Tutte le lettere che teneva in quel cassetto. Ma non riueciva. Troppi erano i timori. Chissà cosa avrebbe pensato lei. Le avrebbe lette? Non sapeva rispondersi. Troppe ancora le incertezze. Ogni tanto aveva provato a dirle delle cose. Ma niente di così eclatante. Eh già, le parole si sa le perdi in alcune occasioni. Proprio lui le perdeva. Lui che amava scrivere, per passione. Lui che scriveva per professione. Lui che conosceva le parole di lingue come inglese e francese. Ma quando la incontrava, non sapeva più cosa dirle. Tutto diventava banale.
Lui sapeva benissimo che avrebbe dovuto tentare. Non era sempre quello che ripeteva alla sua squadra? Lottare fino in fondo e con tenacia. Prendersi dei rischi. Prendere iiziativa. Lui sapeva tutte queste cose. Solo che un conto era il lavoro un conto il piano sentimentale. Lei era tante cose. Troppe e forse per questo per il momento l’ avrebbe guardata a distanza, a distanza di sicurezza.