Storie banali ma non troppo (7)

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7 – Il Pesciolino Rosso che faceva tante domande

C’ era una volta…. Eh sì una volta c’ era… o forse c’ è, chissà….. C’ era una volta un pesce rosso, che nuotava, nuotava nel suo boccale… Diciamo piuttosto che nuotava nella sua palla di vetro. Una palla di vetro così spessa che a stento riusciva a vedere fuori. Ma riusciva ogni giorno a vedere il suo riflesso. Un riflesso rossissimo. Gli piaceva chiaccherare, oh quanto chiaccherava e quante domande faceva alla sua mamma. Lei, una pesciolina color dell’ arcobaleno, ancora riusciva a rispondere al suo figlioletto. Il padre dal color del tabacco bruciato, si era arreso. Il suo primogenito era troppo curioso per i suoi gusti.

Il pesce rosso, una mattina, tra le mille domande, chiese alla mamma: “Mamma ma perché sono così rosso io?” La mamma sorrise, sapeva che un giorno le avrebbe fatto questa domanda. Ad una certa età si sa, ci si comincia a guardare, non più con gli occhi degli altri, ma con i propri. Si sa che si comincia a vedere in maniera più chiara e razionale. La pesciolina così gli rispose: “Perché non ti piace?” Lui si guardò come solo un pesciolino rosso può fare, occhioni grandi ed amorevoli. Rispose: “Sì mamma, mi piace, però io avrei preferito avere più colori come te, o un colore meno acceso come papà!” La mamma sorrise, con un sorriso che solo una mamma può regalare al proprio figlio. Gli disse: “Vedi tesoro ognuno di noi nasce con delle carateristiche, tu sei rosso, di un rosso bellissimo. Tu sei rosso come il tramonto del sole in autunno. Come il fuoco quando nasce e nuore nel legno. Rosso come le foglie degli alberi ad ottobre. Ognuno di noi deve imparare ad apprezzare quello che ha. Anche i propri liminti.” Il pesciolino continuava a guardarsi. Non era convinto. La mamma lo sapeva che era dolce tanto tanto dolce il suo cucciolo. Ma lui voleva altri motivi. E allora la madre proseguì: “Ti ricordi quando l’ altra volta mi hai chiesto perché non potevi volare? O quando mi hai chiesto se potevi fare l’ alpinista come il nostro padroncino Bryan?” Lui annuì. “Bene, io ti risposi che se non hai le ali non puoi volare, che se non hai piedi e mani non puoi scalare le montagne. Però cosa puoi fare oggi lo sai no?” Il pesciolino rosso, ci pensò, amava fare i giochi sui pensieri con la madre.”Sì che lo so!!! Posso nuotare e diventare il più veloce del mondo. Posso vedere al dì là del vetro se voglio. Posso giocare e scherzare con il padroncino…. Posso….” La madre lo guardava, che entusiasta il suo cucciolotto. Sempre a cercare il modo più bello di vedere le cose. Certo… quante domande…Uff… Ma andava bene così…Le domade un giorno lo salveranno….

La vita di un pesce rosso, è breve,  forse come quella di una farfalla. Ma chi la definisce in fondo la loro durata? Magari per loro un giorno è un’ eternità, è un secolo, chi puo’ dirlo. Io di certo no! Le aspettative di un pesce rosso sono quelle del più ingenuo dei bambini. Forse non avrà una gran memoria, ma chi lo ha detto? Forse non volerà mai, o non scalerà mai montagne come un alpinista. Invece che ne sai, magari salterà da un boccale all’ altro in un batter di ciglia, che ne sai? Ognuno di noi è come è, basta crederci! Nulla è impossibile a chi tenacemente vuole, rispettando se stesso ed i propri limiti.

Sarah si svegliò di colpo, aveva ancora una volta sognato. E che sogno! Tutto sommato non era stato male addormentarsi un po’. Aveva sognnato a colori, che bello!! Magari portava fortuna! Poi pensò, il pesce si sà è muto, ma se potesse aprire bocca, sai quante domande farebbe?

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