E arriva finalmente il giorno in cui Pia, mi dice che è giunto il momento di fare il focus sulla mia famiglia. Specialmente sui miei genitori. Come li vedo, cosa mi fanno provare, cosa rappresentano. E rifletto in silenzio davanti a Pia, la mia counsellor da ben tre anni e 2 mesi esatti. Abbiamo sciolto tanti nodi imbrigliati: relazioni esterne, relazioni tra me e me, relazioni e rapporti professionali. Ora tocca alla mia famiglia. Radice e base dove tutto è iniziato.
Papà:
Ho il desiderio di cominciare da mio padre. Si chiama Roberto, ha 27 anni più di me, ed è del segno della bilancia. E’ sempre stato a modo suo accanto a me sin da quando ero bambina. Lo so perché l’ ho visto dalle foto e dai filmini della cinepresa che guardo sempre con piacere. Si sa che la memoria di un bambino comincia a 3 anni. Non ricordi prima. Ed in queste immagini ho potuto vedere l’ affetto che nutriva per me. Gli sguardi d’ intesa scambiati con amore paterno per la prima figlia.
Ricordo che verso i 5, 6 anni, mi portava al parco a giocare, mi teneva per mano, mi faceva divertire con i suoi scherzi. Ricordo che amava spaventarmi ed io mi arrabbiavo, ma era un gioco tutto rientrava nella normalità poi. Ricordo le festicciole di compleanno dove ci faceva divertire tutti. Ricordo i compiti fatti insieme: matematica, fisica, inglese e i temi di italiano. I temi fatti insieme lui ed io, ma soprattutto lui perché io ero tanto stanca dopo una giornata passata a scuola. La scuola francese iniziava alle 8h00 e finiva alle 17h20, con compiti a casa da svolgere.
Ricordo i suoi sacrifici, quando tornava la sera stanco dal lavoro e doveva aiutarmi a preparare gli esami. Ricordo quando mi sgridava perché non capivo, perché ero testarda ed orgogliosa. Ricordo i nostri conflitti. Ricordo che mi arrabbiavo con lui, che mi irritava questo modo di fare. Ricordo che però poi il giorno dopo era come se non fosse successo niente. Si iniziava daccapo. Si andava avanti.
Oggi ancora il suo modo per essermi vicino magari non è un bacio, un abbraccio, una carezza ma, è “stai attenta” quando esco; è “ti accompagno dal dottore, dall’ oculista; ti do’ un passaggio al lavoro …” E io spesso penso che desidererei un abbraccio una carezza. Ma non siamo tutti uguali, lui è bravo nelle carezze emotive io invece vorrei di più. Ma oggi mentre scrivo credo che ognuno voglia bene a modo suo, tra conflitti, dinamiche e fatti, l’ importante è l’ atto concreto del volersi bene. Infondo è così e mi deve bastare anche se… 😉 Ma va bene così.
Mamma:
Si chiama Rosa ha 23 anni più di me. E’ del segno del leone. E’ sempre stata una figura molto presente ai miei occhi, sempre vicina e attenta. Sempre portatrice di buoni consigli, ogni volta che avevo bisogno di essere ascoltata e mi veniva da piangere. Mi ha insegnato che bisogna cavarsela da soli, che è necessario essere forti e decisi, che il mondo fuori non è come quello protetto della casa. Mi ha insegnato a non badare agli altri, mi ha insegnato ad avere uno stile, uno solo mio e a sentirmici a mio agio. Mi ha insegnato a bastare a me stessa, a non vedere il mio problema di vista come un problema. Mi ha insegnato ad andare avanti anche se di andare avanti io non volevo. Mi è stata vicina nei compiti, di italiano e di francese. Andava a parlare con i professori, mi veniva a prendere, mi portava la merenda, mi portava al parco per farmi svagare prima degli altri compiti. La cosa che adoravo era quando mi spazzolava i capelli prima di andare a danza. Mi faceva la coda di cavallo, o lo chignon. Mi tirava i capelli. Non per farmi male, ma perché c’ era disciplina in lei. C’ era disciplina da ex ballerina. Disciplina e delicatezza, che lei con il suo calore trasmetteva a me. La spazzola sui capelli, il trucco del mio viso. Sono contatti che mi piace ricordare con tanto affetto. Ancora oggi li rivedo e li rivivo, quando non riesco a prepararmi da sola per un’ occasione speciale.Mia madre mi sgridava molto, per rendermi più forte. Non voleva scuse, non voleva alibi. Dovevo fare, darmi da fare. Mia madre è siciliana cresciuta a Roma, donna forte e ferma, ma tanto buona quando la sua voce mi parla dolcemente, magari senza usare parole particolari, ma il suo modo di fare significa,”sono con te, ti sono vicina ti voglio bene.” Oggi magari non andiamo al parco, ma ci facciamo molte passeggiate per negozi e per me è bello quando accade, mi riporta indietro come quando ero bambina e passavamo insieme alcuni piacevoli momenti.
I miei genitori:
I miei genitori sono belli insieme, si completano. Non potrei vederli separati. Anche quando litigano, quando se ne dicono di tutti colori. Quando uno grida più forte dell’atro. I miei genitori dopo tanta energia passata a litigare, partono insieme per una gita di piacere e riprendere a scherzare.
Io ho passato 20 anni all’ Estero con loro (fratelli compresi), Europa e non. E molti sono i ricordi. Mio padre è un ascoltatore attivo di quelli che non hanno bisogno di tante parole. Sembra distratto, ma invece osserva, come se già sapesse. Lui legge il mio volto, capisce i miei pensieri. E’ una bella cosa questa, un’ ottima dote. Mamma anche è un’ ascoltatrice attiva, ma lei si dilunga nelle argomentazioni, parliamo, parliamo e quanto parliamo … I miei genitori si completano anche quando siamo in tre a litigare. Vorrei essere capita di più molto di più …. Come dice Pia, i genitori, tutti, fanno del loro meglio. Spesso poi è meglio un amore con i fatti che uno con tante parole gettate al vento. E se così è, io dico che va bene così, va bene perché anche io come loro sono un’ ascoltatrice attiva con tante emozioni da condividere tenacemente con chi sarà disposto a seguirmi, e magari chissà, a conoscere la storia della mia famiglia…
Ah dimenticavo! Mamma, papà, vi voglio bene!!! ❤
Sarah