E all’ improvviso arrivano quei momenti in cui dopo aver visto delle fiction sulla Rai Nazionale, ti rendi conto che forse si è tornati indietro di decenni. Quando le persone si riunivano in punti di raccolta o nelle case dei vicini per guardare insieme programmi trasmessi in prima serata. Non tutti avevano la TV, non tutti potevano permettersela e forse, sì forse era un bene dico io nei miei pensieri.
Negli ultimi tre giorni ho avuto in me un turbinio, un mescolamento di emozioni infinite. Emozioni che oscillavano tra la commozione di momenti tristi e la gioia per avvenimenti a lieto fine. E’ stato bello sentire dentro quelle storie. E’ vero anche se a volte potevano sembrare surreali, troppo favola. Ma è di questo, secondo me che oggi si ha bisogno. Si ha bisogno di evadere dalla realtà quotidiana, e le fiction che ho visto, mi hanno per qualche ora, portata lontana.
Potrei iniziare a parlare di Braccialetti Rossi, una serie TV che per pregiudizio ho visto per caso solo alla terza puntata. Sì per pregiudizio ed è questo caro lettore che, ci frega, il pregiudizio, perché ora non vedo l’ ora che sia domenica sera per gustarmi due ore di emozioni forti, emozioni che mi portano ad avere compagni di avventura, i ragazzi di un ospedale, dove ognuno di loro lotta per qualcosa, ma lotta con un obiettivo comune: VIVERE, vivere bene e superare gli ostacoli. Ho riscoperto ciò che ho sempre voluto trovare in un gruppo: il legame, il contatto, la fiducia, il rispetto! Tutti ingredienti appartenenti ad un grande contenitore e che io difendo a spada tratta: L’AMICIZIA! In ogni gruppo c’ è il leader colui che trascina, che mette in campo le idee e le condivide, come Leo un ragazzo in cura per un tumore. Segue Vale, il mio preferito, mi permetto di dirlo. Il vice – leader, il creativo, colui che con voce soave è sempre disponibile e vicino agli amici, il buono, il semplice. Vale è innamorato di Cris, una ragazza anoressica, con tante problematiche, che non sa cosa vuole, anche Leo la corteggia in un certo senso. Lei è la ragazza. C’ è Tony, il furbo, c’ è sempre un furbo in un gruppo, è caduto provando una moto cercando di aggiustarla.. Lui è il sensitivo, riesce ad ascoltare Rocco, un bambino in coma, e voce narrante della serie, che è stato nominato l’ imprescindibile. E c’ è Davide il bello, ovvio il bello come può mancare, ha problemi al cuore, è orgoglioso, ma fondamentalmente forte e pure sensibile.
Li ho amati tutti subito questi giovani. Ho amato quando la prima volta li ho sentiti pronunciare: « Così sia detto, così sia fatto, così sia scritto: WATANKA! » Perché voleva dire fare parte, significava unione, voleva dire ce la faremo insieme! E’ bello condividere il dolore, spezzettarlo, fa meno male, pesa, meno. Il dolore sul petto, quello che ti soffoca, che non ti permette di essere, che ti blocca, ti paralizza. Loro insieme, ridanno vita e forza con i loro modi effervescenti per i corridoi dell’ ospedale. Loro che non ascoltano i dottori, che infrangono le regole, per un po’ di sole in terrazza. Loro che sono uniti per fare gruppo, da dei braccialetti rossi, dati da Leo in onore del legame che li unisce. Non solo in quel momento, anche oltre, anche se uno di loro non ci dovesse essere più fisicamente.
Mi sono commossa spesso anche perché osservavo la mimica, l’ espressione degli interpreti e sembravano così reali. Sembrava vera la loro sofferenza. E non solo dovuta alle loro malattie, ma anche dovuta a dei conflitti famigliari. Sì perché le vere malattie vanno scovate alla radice ovvero nella famiglia. Genitori in separazione, genitori troppo occupati da non avere tempo, genitori troppo invadenti da non lasciare spazio, genitori pretensiosi, genitori ansiosi. Così tanta energia sprecata verso figli in fase di crescita che non capiscono che li stanno distruggendo, allora si ribellano con la malattia fisica. Non dico che sia sempre così, ma una vita serena senza conflitti interiori ed esteriori comporterebbe meno malattie rischiose. Il fisico ci parla, dovremmo ascoltarlo. Ascoltare, come fa Toni verso Rocco. Toni sente Rocco, perché è fresco, spiritoso, ingenuo e forse furbo sì, ma è cresciuto con il nonno in maniera naturale. Lui è quel che è per questo sente Rocco, perché è spontaneo, oserei dire un puro di cuore.
Probabilmente sto dando una versione molto romantica di ciò che ho ricevuto guardando la fiction, ma non potrei descrivere altrimenti. Le mie mani scivolano sulla tastiera al momento e vanno da sole per cui io le lascio andare nel loro fluire, mi fido, ci sto, lascio che sia!
All’ amicizia forte di un gruppo di ragazzi, passo all’ altra fiction Rai, vista con piacere. Ovvero Non è mai troppo tardi, la storia del Maestro più celebre d’ Italia dopo la seconda Guerra Mondiale. Un Maestro che diede l’ anima e la passione per aiutare il prossimo culturalmente. Si dedicò soprattutto ai bambini e adolescenti dei riformatori e non, perché credeva che il futuro dell’ Italia dovesse partire dai bambini. Quindi educarli bene, insegnar loro a leggere e scrivere era fondamentale. Insegna ai bambini ed ai carcerati, a non arrendersi mai, a crearsi degli obiettivi, a non ascoltare chi per invidia vuole distruggerli. Vuole che vadano avanti per la loro strada con tenacia. E’ come un padre con i suoi figli Alberto Manzi, pronto a tutto, discreto camminatore e consigliere che passeggiando affianco ad i suoi alunni insegna loro il bene ed il bello della vita senza giudizi. Quei giudizi e voti che si è sempre rifiutato di dare agli allievi perché per lui esistevano solo progresso, miglioramento e crescita. Ero proprio presa mentre seguivo la serie, perché sembrava così attuale. Così moderna la storia. Quanti ancora oggi avrebbero bisogno di questa disciplina, questo modo di apprendere, apprendere facendo.
Insegnò anche dalla televisione, per permettere a migliaia di italiani di imparare a leggere e a scrivere. Fu un successo.
Ho amato questo personaggio realmente esistito, perché mi sono detta che allora è possibile aiutare. Anche se il mondo ti va contro, se tutti ti dicono che hai dei metodi assurdi, che non sei in grado. Ho capito che se sei convinto di perché lo fai e vai avanti con tutte le tue forze ce la fai e la spunti. Ed è questo che mi trovo a dire. Io amo aiutare le persone in difficoltà, adoro ascoltarle e comprenderle, dare loro un’ opportunità sempre, cercare di omettere il giudizio quanto più possibile. Perché credo che, in ognuno di noi risiede qualcosa di utile di bello, di buono. Un’ energia che ci unisce che ci lega. Un’ energia che fa gruppo come Manzi e i suoi alunni. Come i Braccialetti rossi e la loro tenacia nel combattere insieme per la Vita.
Ho imparato da queste due fiction, che tanto fiction non sono poiché la fantasia trae spunto sempre dalla realtà visto che è un essere umano a crearla, insomma ho imparato che:
Ognuno “Fa quel che può, quel che non può non fa” e poi che: Così sia detto, così sia fatto, così sia scritto: WATANKA! »
“Le perdite sono delle conquiste!”
Io Sarah aggiungo che per avvicinarsi alla felicità non bisogna arrendersi mai, poiché basta poco così per arrivare tanto più in là!
L’ha ribloggato su Sarah Maria 76e ha commentato:
Mi piace riproporvelo! 😉
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