Dopo aver sentito parlare molto di bullismo in questi giorni e soprattutto dopo aver visto girare dei video su Facebook, mi è venuta voglia di scrivere un post in merito a questo tema.
Mi viene voglia di iniziare con il dire che il bullismo non è cosa recente. Esiste da molto tempo. Oggi è più facile parlarne, grazie ad internet, ai video. Tuttavia è sempre esistito.
E’ un fenomeno che prende piede nelle scuole, nei licei. E’ un fenomeno che può evolvere e arrivare fino ai luoghi di lavoro. Può persino essere qualcuno che molesta un’ altra persona a distanza, o per telefono.
Insomma parliamo di mobbing, e di stalking, oltre che del bullismo.
Tutti fan parte di uno stesso concetto: fare violenza fisica o verbale su un Altro , più fragile. E sin qui credo che ci siamo.
Ma chi è il fragile?
La mia idea, è che bisognerebbe prendere entrambe le parti: il bullo (mandante) e la cosiddetta vittima, più fragile in apparenza. Bisognerebbe prenderli entrambi e farli parlare. Da soli, insieme e con il professionista competente e addetto ai lavori.
Ho detto parlare, intendo comunque ascoltarli. Ascoltare i loro silenzi, ascoltare i loro movimenti. Ascoltare inteso come osservare.
In un secondo tempo mi rivolgerei al padre, alla madre, ad entrambe o ai tutori legali, che se ne occupano, che ne fanno le veci. Li farei parlare di loro, della loro storia personale, e di come vedono i loro figli (bullo o vittima che sia). Cercherei di sapere se sono stati figli voluti o non voluti. Cercherei di sapere come sono stati educati i loro genitori (padre e madre), perché l’ educazione che si ripropone spesso è frutto di quella ricevuta.
Insomma partirei da qui.
Infine parlerei con l’ insegnante, maltrattato. Oggi si maltrattano persino gli insegnanti oltre ai coetanei o ai più piccoli. Così parlerei con l’ insegnante. Anche lui/lei ha una storia, delle fragilità, delle cose da dire e da consapevolizzare. Chi si fa maltrattare ha qualcosa da sistemare. Qualche dolore da attraversare. A volte non si vuole vederlo. Così si fa quel che si può.
Così i tre personaggi non hanno punti in comune? Genitori, figli (vittima o bullo), insegnanti ,non sono tutti fragili in qualche modo?
Sono una che le cose oggi le vede così. Sono una che le cose le consapevolizza così, oggi. Io non ho mai creduto che la violenza si combatta con la violenza. Ho sempre creduto che si può fare qualcosa, con ciò che ci accade e sul come mai lasciamo che accada.
Sono stata anche io vittima di bullismo in senso lato, da piccola, da adolescenza e da grande. Eh sì perché fare violenza psicologica e verbale a chi ha problemi di vista a chi è educata e disponibile, è vista male. Non proprio di buon occhio. E allora mi si strappavano i cappucci dei giubbotti, mi si prendevano gli occhiali per camminarci sopra. Si parlava all’ orecchio del compagni per farmi un dispetto. E questo anche da più grande.
Ma io sono cresciuta sempre pensando che non volevo essere così. Che non volevo sfogare la mia rabbia e la mia ira verso l’ Altro. Sono cresciuta pensando che il problema non ero io. Che anche se soffrivo e che la mia autostima andava a pezzi io ero comunque forte. Ho sempre cercato risposte laddove sapevo che avrei potuto trovarle. Per esempio in contesti accoglienti, da amici fidati, nei libri, in operatori… Ho sempre saputo che il male che ricevi va trasformato in bene da dare, anche se fa male, anche se fa rimanere da soli. La mia indole non è vendicativa. Mi incazzo, sì, ma poi questa rabbia la trasformo. Ho imparato a farlo.
Ho voluto dare senso a tutto questo insomma.
Ho parlato di me per spiegare che un bambino, un adolescente, un adulto, vanno ascoltati. Ho parlato di me perché qualcosa so, basandomi sulla mia esperienza di vita. Il bullismo non è acqua calda. C’ è sempre stato. Bisogna dare una mano ai genitori, ai figli, agli insegnanti, ai bulli, che non lo diventano per caso. Questo andava fatto e va fatto. Ma non con i doveri o con le punizioni. La pedagogia nera, è poco funzionale.
Credo molto nei percorsi. Credo molto nel dialogo. Credo molto nell’ ascolto. Credo molto nelle attività espressive e corporee. Credo molto nel dire (l’ implicito crea aspettative e ansie…). Credo molto nella verità. Quella verità che fa vedere le cose per come sono, senza giudizio né condizionamenti.
Per questo per certi versi io sono fuori o messa fuori da alcuni luoghi. Non la penso come tutti, non l’ ho mai fatto. Oppure la penso come pochi. E va bene così. Certo ci si sente un po’ soli, preferisco tuttavia rimanere fedele a me stessa che seguire la massa tanto per…
Insomma rimbocchiamoci tutti le maniche, dialoghiamo di più e ascoltiamoci!
Educazione è tirar fuori, non inculcare dentro.
Il mio punto di vista.
Con affetto.
Sarah ❤
Parafrasando Alice Miller:
Ogni vita, ogni infanzia è piena di frustrazioni, non possiamo immaginarlo diversamente. Non è la sofferenza per le frustrazioni che causa il danno, ma essere stati privati dagli adulti, di articolare e di esprimere questa sofferenza.
Alla base di una buona comunicazione ci deve essere una grande disponibilità al dialogo e all’ascolto. Senza di queste il bullismo, lo stalker, il mobbing…continueranno a dilagare nella nostra società.
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Ognuno nel suo picolo può responsabilmente contribuire al miglioramento sociale. 😉 Grazie Harley!
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