Fare errori è lecito diceva qualcuno. Fare errori è fissare bene l’ esperienza, ovvero impararne la lezione che vi è dietro, per non rifarli più. A me non è mai piaciuto fare errori. Sono una che vorrebbe non farne. Questo comunque non è possibile ovviamente, lo so. Sono un essere umano, se sono qui sulla Terra è perché c’ è un obiettivo dietro, e cioè, fare esperienza.
L’ esperienza implica, tentativi, implica fallimenti, implica alternative. Senza errori, fallimenti e sbagli, l’ esperienza è misera. E’ sterile. E siccome io sono una che ama tentare, e dare senso, l’ errore non dovrebbe spaventarmi. Ci sto lavorando molto da un po’ di tempo, e sto migliorando. Tuttavia, a volte LUI si ripropone irritandomi.
Avendo fatto counseling come cliente, ed oggi studiando per diveltare counselor, un giorno, mi rendo conto che so come uscire dall’ irritazione, dalla sensazione che ho quando faccio errori. Sono sempre stata una persona umile. Umile nel senso che se faccio un errore lo ammetto. Magari ci resto male, ma lo ammetto. Non c’ è niente di meglio che essere sinceri, sinceri prima di tutto con se stessi. Raccontarsela, funziona, ma ha una breve durata.
Sbagliare per me ha un effetto soprattutto fisico. Un’ emozione forte scatta. E oggi che godo di maggiore consapevolezza, so cosa c’ è dietro. C’ è sempre quel luogo dove mi hanno fatto sentire, inadeguata: la scuola. Dove se sbagliavi eri derisa, presa in giro. Anche da chi in teoria avrebbe dovuto educarti. Eh, la scuola, ha fatto un po’ di danni… Oggi so bene, che sono adulta, tuttavia qualche risonanza, ancora si smuove… Ci sto lavorando… Conosco gli strumenti su come uscirne dall’ impasse. Una passeggiata all’ aria fresca. Leggere. Scrivere. Ascoltare musica. Bere un bicchiere d’ acqua. Chiamare un’ amica, un amico…
I fattori esterni contano poco. Conta molto di più il rapporto che abbiamo con noi stessi. Se riusciamo a riconoscere quello che proviamo, come ci sentiamo, potremo riconoscere, e capire come si sentono gli altri. E’ questa l’ empatia, mettersi realmente nei panni altrui. Quindi nei nostri. Riuscire a prendere il distacco, osservare, capire, imparare, permette di prendere un respiro e proseguire la strada in pace con se stessi.
Ho sbagliato molte volte. Ho capito che se non fosse accaduto, non sarei dove sono oggi. Perdonarsi è donarsi. Preoccuparsi, non è occuparsi.
Quando riesco a donarmi e ad occuparmi, io sono pronta a fare tante cose. Senza giudizio ne’ valutazione. Io accolgo. Io osservo. Io vivo.
Ho preso un impegno con me stessa.
Perdonarsi e occuparsi di sè è un lavoro che devo fare quotidianamente..è un impegno che anch’io ho verso me stessa..perciò ti comprendo e comprendo bene ciò che scrivi. un abbraccio
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Grazie mille. È bello essere compresa. Perdonarsi è un processo. Lavoraci quotidianamente e a piccoli passi. Un abbraccio! 😉
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e’ vero è bello essere compresi e a me capita raramente, per quello quando mi capita lo apprezzo e mi fa sentire meno sola..certo è un lavoro quotidiano..non molliamo, eh?!
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A chi lo dici…. Mamma mia, troppa sensibilità pesa. Ma non ci riununcerei mai. 😉
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son d’accordo
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😉
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