“Non fare la vittima, agisci. Non rinunciare mai, lotta sempre! Non gliela dar vinta alla vita, sii più forte di lei!, sei troppo egoista!”
Non…
Quanti di voi si sono spesso sentiti dire queste parole’ Sì, quanti? Quanti di voi sentendo queste parole, poi hanno lottato, si sono dati da fare, hanno agito? Quanti hanno smesso di fare la vittima e hanno smesso di crogiolarsi? Quanti di voi hanno poi smesso di fare sentire in colpa il prossimo per uno stato d’ animo negativo, procurato a dir vostro dall’ Altro?
E’ facile pregare bene e razzolare male, no? E’ facile attribuire, proiettare le proprie frustrazioni, o i propri malesseri agli altri, no?
E’ facile! Beh sappiate che questo genere di scorciatoia va bene per un po’ di tempo. Va bene per un tempo ristretto. Dura quello che deve durare e poi scade. Eh già, proprio come scade una medicina. Una medicina che vi ha alleviato ma solo in parte. Io direi, che vi ha fatto solo da effetto placebo.
E qui torna il concetto di comunicazione. Una buona comunicazione si basa, sulla fiducia, di quanto l’ Altro stia dicendo. Si basa sull’ accoglienza di quanto l’ Altro stia dicendo e su come lo stia dicendo. Si basa sulle emozioni, sull’ empatia, su quanto si è disposti a dare di noi all’ Altro. Si basa sull’ Ascolto. Non per altro ci hanno dato due orecchie ed una bocca.
Io non sono ancora un’ ottima comunicatrice. Ma oggi ho tutti gli strumenti per diventarlo. Ancora svolgo dialoghi fallimentari. Lo ammetto, sempre più raramente. E questo mi conforta. Mi conforta quando le persone con cui parlo, mi dicono, “Ti capisco”, “è vero”, “condivido in parte”. Così facendo capisco che vi è continuità e non reticenza, nel dialogare.
Parlare, dialogare non è semplice. Ancora riscontro degli ostacoli. Tuttavia dentro me sento la scintilla del dialogo stratetegico e funzionale. E so che va bene, quando vedo che l’ interlocutore annuisce, mi comprende, e che se dissente, mi ferma e ne parliamo.
Vedo inoltre che, il mio tono di voce sta cambiando, le mie parole sono cambiate, i miei pensieri sono più flessibili. In sostanza ho svilupato tutto il necessario per arrivare ad una comunicazione funzionale e pacifica.
Non mi sento più in colpa di quanto dico. perché è autentico. E le persone quando sono autentiche, vanno accolte e rispettate.
La vera sfida? Vanno accolte e rispettate, persone soprattutto che NON la pensano come te.
NB: ho usato il termine, accogliere e non il termine accettare appositamente. Secondo voi come mai?
Se comunicazione letteralmente è ” mettere in comune “. Io in più aggiungo che nel portare avanti il progetto, ci vuole coerenza. No alibi, no perditempo.
La tendenza a giudicare gli altri è la più grande barriera alla comunicazione e alla comprensione.
(Carl Rogers)
Non sono d’accordo con quello che hai da dire, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo.
2 pensieri su “La Continuità nel “mettere in Comune””
una bella analisi che arriva dal cuore, con quel pizzico di rabbia che non guasta. Condivido in pieno il tuo ragionamento che si basa su una comunicazione civile, empatica, avvolgente. Rispondo al tuo n.b. : accogliere e accettare sono sinonimi ma accogliere rende l’idea dell’ospitalità, del reciproco scambio mentre accettare sembra una forma più fredda, passiva quasi di rassegnazione o di sopportazione. Anche io preferisco accogliere. Un caro saluto
Ciao Rosario, sono proprio contenta che io sia riuscita a trasmettere quanto tu descrivi nel commento. In effetti vorrei che il mondo andasse come detto nel mio post. Ma non è così, allora ho scelto di cominciare a migliorare le cose iniziando da me con le risorse che ho e poi sviluppandone altre! 😉 Grazie inoltre per la definizione dei sinonimi, hai compreso benissimo il perché, anzi no, il come mai! 😉 Un abbraccio!
una bella analisi che arriva dal cuore, con quel pizzico di rabbia che non guasta. Condivido in pieno il tuo ragionamento che si basa su una comunicazione civile, empatica, avvolgente. Rispondo al tuo n.b. : accogliere e accettare sono sinonimi ma accogliere rende l’idea dell’ospitalità, del reciproco scambio mentre accettare sembra una forma più fredda, passiva quasi di rassegnazione o di sopportazione. Anche io preferisco accogliere. Un caro saluto
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao Rosario, sono proprio contenta che io sia riuscita a trasmettere quanto tu descrivi nel commento. In effetti vorrei che il mondo andasse come detto nel mio post. Ma non è così, allora ho scelto di cominciare a migliorare le cose iniziando da me con le risorse che ho e poi sviluppandone altre! 😉 Grazie inoltre per la definizione dei sinonimi, hai compreso benissimo il perché, anzi no, il come mai! 😉 Un abbraccio!
"Mi piace""Mi piace"