Il mio decalogo dei valori:
- Cosa posso fare io per te, dopo averti ascoltato?
- Cosa puoi fare tu per me dopo avermi ascoltato?
- Ascolto a 360 gradi quindi. Non sono responsabile di quello che capisci, bensì di quello che dico.
- Collaborazione. Lavoriamo insieme, per un mondo migliore (anche piccolo).
- Onestà. Intellettuale. Che le nostre interazioni siano quanto più possibile, autentiche. Che siano mosse dalla nostra anima. Da quella voce interiore che sa cosa è bene per noi ed eventualmente per la comunità.
- Condivisione. Fare per sé è molto. Condividerlo con altri, è straordinario.
- Se vogliamo che il mondo cambi iniziamo noi a curare il nostro. Non ci piace come va qualcosa? Cambiamo qualcosa!
- Quando saremo criticati, accettiamolo, accogliamolo come il più grande degli insegnamenti.
- Sorridiamo, e le cose che vogliamo ne saranno attirate.
- Decidiamo cosa vogliamo essere/fare veramente!!!
Non c’ è un ordine particolare in tutto questo. Solo un filo conduttore che tesse la mia vita in questo periodo
Io ci credo molto a quello che mi sta accadendo. Il prezzo lo ripeto, camminare da sola… Pochi comprendono….
“Ci sarà sempre qualcuno che non comprende una tua scelta.
Ma si sceglie per proseguire non per essere compresi.”
– Joel Dicker –
Infine come spiegano bene i testi:
#Empowerment a #Livello di #Comunità.
A livello di comunità, l’empowerment fa riferimento all’azione collettiva finalizzata a migliorare la qualità di vita e alle connessioni tra le organizzazioni e le agenzie presenti nella comunità. Attraverso l’empowerment di comunità si realizza la “comunità competente”, in cui i cittadini hanno “le competenze, la motivazione e le risorse per intraprendere attività volte al miglioramento della vita”. Le strategie di empowerment di comunità sono volte a favorire il processo di crescita di potere nei cittadini tramite la partecipazione di questi ad esperienze significative. In tal senso, pertanto, questi cittadini costituiranno una risorsa per le altre persone. Secondo Iscoe e Harris (1984), le comunità competenti sono caratterizzate da tre fattori:
1. Il potere di generare opportunità ed alternative
2. La coscienza di come ottenere risorse ovvero gli strumenti necessari per risolvere un problema
3. L’autostima considerata in termini di orgoglio, ottimismo e motivazione.
Martini e Sequi (1999) ne aggiungono una quarta, ovvero l’identità, che ha il ruolo di collante affettivo nella comunità. In questo senso, l’empowerment di comunità è inteso come un processo che conduce i membri a uno sviluppo della propria percezione di potere, del proprio sentimento di appartenenza e della capacità di prendere decisioni. Contemporaneamente, la comunità può offrire agli individui opportunità per accrescere il controllo sulle proprie vite oppure favorire alle organizzazioni la possibilità di influenzare la vita della comunità stessa. D’altra parte una comunità può influenzare le decisioni politiche o raggiungere in qualche modo i propri obiettivi. Una certa comunità locale può presentare una sola o entrambe queste caratteristiche. Gli approcci più noti per accrescere il potere collettivo, inteso sia come controllo di risorse sia come influenza sulla partecipazione dei cittadini, che come modo di prendere in considerazione e definire i problemi comuni, sono quattro:
1. Lo sviluppo di comunità tramite la partecipazione attiva dell’intera comunità per creare le condizioni di progresso sociale ed economico.
2. L’azione sociale che ha lo scopo di accrescere la consapevolezza dei problemi tra coloro che ne sono afflitti e che possono trarre vantaggio dal cambiamento. Un’efficace azione sociale necessita di un’organizzazione coesa e di molti cittadini che si oppongono all’ingiustizia in modo legale.
3. Favorire la consapevolezza dei problemi sociali, ovvero aumentare la comprensione del significato che alcune condizioni sociali hanno sugli individui.
4. L’advocacy è un approccio che comprende tutti i modi per far sentire la propria voce, per influenzare le decisioni, le politiche o le leggi.
Nella realtà i quattro approcci spesso si intrecciano in modo da favorire la nascita di una spirale di cambiamento che ha come fulcro l’ottenimento dell’empowerment. Laverack (2001) individua nove domini operativi che possono servire come mezzo attraverso cui sviluppare empowerment di comunità:
1. Partecipazione: tramite il coinvolgimento attivo, gli individui possono influenzare la propria vita e quella altrui.
2. Leadership: quella condivisa da tutti i partecipanti.
3. Strutture organizzative: tutti i gruppi come le organizzazioni parrocchiali e giovanili che sono fondamentali per la socializzazione e per la risoluzione dei problemi.
4. Valutazione dei bisogni e dei problemi: spesso comporta l’acquisizione di nuove competenze e abilità per individuare soluzioni.
5. Mobilitazione delle risorse sia all’interno che all’esterno delle comunità.
6. Chiedersi il perché delle cause sociali, politiche o economiche che provocano il malessere o il benessere della comunità.
7. Legami con persone e organizzazioni.
8. Agenti esterni che possono fungere da facilitatori, dare supporto o aumentare il livello di analisi critica.
9. Gestione dei progetti: include il controllo da parte di tutti gli attori coinvolti nelle decisioni.
Ed io voglio questo!
Non voglio polemiche. Sterili discussioni. Gente insoddisfatta che se la prende con me invece di provare a capire con me.
Voglio esprimermi e confrontarmi. Sarò un voce fuori dal coro. L’ importante è che io sia una voce! Invece di zittirmi e mettermi da parte.
Sono molto motivata e volenterosa.
Avanti tutta!
Sempre con gratitudine!
❤