Fata Ondina e la Guerriera del Bosco

Bosco delle fate in ascolto
Bosco delle fate in ascolto

In un Paese lontano, lontano, che più lontano di così non si sa, viveva una ragazza. Una ragazza di nome Samirah. Oltre a vivere in un Paese lontano lontano, viveva lontano da tutto e da tutti. Non si sentiva all’ altezza. Non si sentiva di poter appartenere a nessun gruppo.

Quando si trovava nella sua stanza, stanca ed affaticata, dopo una giornata di lavoro passata nel Castello a servire pasti, ordinare le stanze e a fare compagnia alle studentesse Reali, era felice. Eh sì nella sua stanza ritrovava la pace, e lo spazio necessario per dedicarsi ai suoi pensieri.

Samirah non amava quel lavoro. Ma era combattuta, come poteva lasciarlo. Aveva 35 anni e a quell’ età si è già sposati, con figli e lei era ancora lì a casa dei genitori, nell’ attesa di capire se lasciare o no quel lavoro.

Accogliere e badare a cose e persone non le era mai dispiaciuto farlo anzi. Ma in quel posto austero che sembra gioioso all’ apparenza, Samirah respirava un’ atmosfera alquanto finta. Si sentiva soffocare, si sentiva stretta, controllata. Da qualche mese aveva paura. Quella paura interna che ti logora. E allora dopo essersi guardata nel suo specchio e notando bolle sul viso, decise di recedere dal contratto. Diede l’ annuncio alla Regina e ai suoi collaboratori. E come una bambina uscì correndo da quel castello maledetto. Era libera, Samirah era libera!

E adesso cosa avrebbe fatto? Il timore e la paura non se ne erano del tutto andati. Decise che per iniziare avrebbe passeggiato per i boschi. Amava la natura, il verde. E lì aveva i suoi amici.

Giunta nel Bosco delle “Fate in ascolto” decise di confidarsi. “Sono stanca, non mi piace più come sto vivendo, non mi piace più come sono. Sono arrabbiata con tutti, con me stessa … Mi sento sola e triste.. Ho bisogno di un lavoro e di uscire da questa malinconia!”

Le fate non si facevano vedere da tutti e a volte anche per giorni. In quel momento chi parlò con voce grave e pacata, fu un albero. Una quercia per l’ esattezza. “Samirah, ascolta, in questo momento sei molto presa da te stessa, no puoi prendere decisioni e affrontare tutti i problemi insieme. Affrontane uno, uno alla volta. Ma prima riposati, fai quello che ami e tra qualche giorno cerca di mettere ordine. Fatti aiutare da una delle Fate in ascolto. Io ti consiglierei se me lo permetti, Fata Ondina. Poi sarai tu a dirmi cosa ne pensi, ma lei è quella giusta per te!” Sapeva che Quercia aveva ragione, come sempre d’ altra parte. Gli alberi parlano e non a vanvera anzi con tanta saggezza. Samirah gli avrebbe dato ascolto. Samirah amava gli alberi. Ma Quercia in particolare, era il suo preferito. Lo aveva scelto sin da piccola. E da lui era sempre tornata. Gli confidava le gioie e i dolori e lui li ascoltava nessuno sapeva ascoltare come lui.

Samirah tornò a casa sul dorso di un unicorno. Quercia aveva detto agli abitanti del bosco di essere pazienti con Samirah, almeno per un po’ di tempo. E quindi per cercare di farla sorridere Pegaso fu mandato a prenderla. Samirah amava volare, vedere i castelli per aria. Samirah amava chiudere gli occhi e sentire il vento forte tra i capelli e sulle guance come carezze. Poi si fidava di Pegaso anche se era un pigrone e spesso non amava ricevere ordini. Per Samirah però uno sforzo lo faceva sempre.

Samirah mentre viaggiava, pensava che infondo non era sola, aveva i suoi genitori, i suoi fratelli e gli animali del bosco, le fate, gli alberi. Non era sola. Eppure era come se non gli bastasse …. Non si accontentasse. Doveva parlare con Fata Ondina. Non la conosceva ma già dal nome qualcosa le diceva che ci sarebbe andata d’ accordo.

Fata Ondina era una donna piccolina, dai capelli argentati e dagli occhi che grazie al sorriso, brillavano. Fata Ondina aveva una voce che calmava, ferma, pacata e rilassante. Fata Ondina metteva a suo agio chi la incontrava. Samirah aveva il timore che non l’ accettasse. Non era facile entrare nelle sue grazie. Glielo aveva detto Quercia. Era una donna molto attenta, una grande osservatrice, dai poteri incredibili. Si narra che sapesse usare la magia come una maga, come una strega in caso di necessità. Samirah si lasciò andare e attese di essere ricevuta.

Fata Ondina, venne incontro a Samirah e le fece cenno di entrare. Che studio colorato che aveva… Sedie di paglia, un tavolo spazioso, una stanza spaziosa. Poche cose ma essenziali. Bel posto pensò Samirah. E poi carina Fata Ondina, accogliente. E che sorriso… ! Samirah si sentì a suo agio ed era un gran passo avanti.

Fata Ondina, rimase incantata da Samirah, talmente tanto che decise di accettarla nel percorso. Ma avvertì Samirah che c’ era un patto tra di loro. Poche regole ma essenziali e da rispettare:

 Questo lo spazio, qui la relazione,

Parla con me ti ascolto lo sai.

Di trasgredire, fa’ attenzione,

Io come te non voglio guai.

Wow Fata Ondina, sapeva anche cantare le filastrocche!

Samirah tornò soddisfatta quella sera. Era stata bene in quei 50 minuti. 50 minuti tutti per lei. Aveva detto tanto, tanto di sé aveva anche pianto. Eh Samirah non amava piangere davanti a qualcuno. Ma davanti a Fata Ondina se lo era concesso. In fondo il nome della Fata poteva avere un senso. Onde, onde del mare, un’ onda piccola, un’ ondina! E le onde non sono gocce di acqua messe insieme? Samirah aveva contribuito … a dare al mare ciò che era suo … l’acqua … Samirah amava il mare, calmo e tempestoso. Proprio come lei … E con Fata Ondina, sarebbe riuscita a cavalcare l’ onda del successo e ad abbattere i castelli di sabbia anzi no, i castelli di rabbia che Samirah si era costruita. Sì insieme ce l’ avrebbero fatta. I Demoni sarebbero stati sconfitti. Samirah un tempo era un’ ottima guerriera e sarebbe tornata ad esserlo!

Samirah raccontò a Fata Ondina tante cose su di sé. Tanti piccoli problemi. Così tanti messi insieme che non riusciva a parlare in maniera ordinata. Ma erano i suoi occhi a parlare. Le lacrime dicevano più di mille parole. Una guerriera però non piange. Glielo ripetevano sempre i suoi genitori. Soprattutto suo padre Rob il Grande. Anche la madre Rosa Dei venti, non amava vedere lacrime. Bisogna essere forti le dicevano. Le lacrime fanno perdere tempo e non risolvono i problemi.

Invece Fata Ondina, decise di spezzettare i problemi di Samirah. Prenderne uno per volta. E nell’ aiutarla a spezzettare, a frammentare, le suggerì di andare dal Mago dei Fiori e prendere alcune gocce di fiori. I così detti fiori di Bach. Il Mago Bach, riconosceva i sintomi in ogni persona e sapeva quale fiore era adatto ad ognuna. Le consigliò subito Rescue Remedy, per le urgenze, da tenere sempre in borsetta. Poi le avrebbe dato altri fiori per la paura, per la maschera, per tornare con i piedi per terra e quelli per elaborare piccoli traumi o shock. C’ era un fiore per ogni cosa. Ogni goccia del fiore avrebbe fermato una lacrima di Samirah. Avrebbe così pianto di meno, e sarebbe presto tornata la guerriera di un tempo.

Gli incantesimi quelli buoni sono sempre portatori di bellissimi risultati. Questo Fata Ondina lo sapeva bene. Tanti erano gli anni di esperienza. Tante erano le persone che aveva aiutato e Samirah sarebbe guarita dall’ incantesimo che la tormentava. Che la tormentava da anni: la paura di essere se stessa, veramente.

La paura di esser se stessi blocca le persone, che sono state derise, che sono state dipinte da altri come cattive, che sono state immaginate da altri come stupide. E Samirah fino ai 7 anni non aveva potuto difendersi dagli altri. Samirah aveva un problema di vista, vedeva poco, ma in più i suoi occhi erano sognanti, andavano di qua e di là, andavano per conto loro. E così la gente, soprattutto i bambini la mettevano da parte. Samirah non riusciva a difendersi, così si era chiusa in se stessa. L’ incantesimo autobloccante si era acceso. E non si sa quanto sarebbe durato. Fata Ondina avrebbe trovato il filtro magico per liberarla.

La cura per Samirah durò molti anni, quasi 4. Ma erano necessari. Oltre alla paura bloccante era rimasta bloccata al’ età dell’ adolescenza, quindi doveva recuperare tanti passaggi. Fare pace con i suoi fratelli, o almeno litigare in maniera costruttiva. Capire i suoi genitori. Doveva riuscire a capire che non sempre è colpa degli altri ma forse la responsabilità degli eventi era sua. Non tutto è risolvibile con filtri magici, e pozioni. Dobbiamo metterci in gioco. In sostanza Fata Ondina le stava dicendo di recuperare la sua indole di Guerriera. Poteva. Ma l’ unico filtro magico era la volontà di fare e basta!

Samirah dopo questi lunghi anni con Fata Ondina, aveva capito tante cose. Si era lasciata andare alle emozioni. Aveva trovato un lavoro, dove si poteva anche sognare, volare e viaggiare. Aveva ricominciato a scrivere! La sua grande passione. Aveva ricominciato a vivere! Samirah era tornata ad essere quello che veramente era. Non avrebbe mai più abbandonato la sua voglia di giocare con la fantasia. Perché i grandi sono dei bambini cresciuti, solo che pochi se lo ricordano.E poi Samirah aveva degli amici Fantastici!!!

Fata Ondina un giorno andò da Quercia e gli disse: “Questa ragazza me l’ hai mandata apposta vero? E’ stata un grande insegnamento anche per me. Ha mantenuto e rispettato il Patto. Ha fatto tutto quello che le ho chiesto. Ha sofferto, ma ha fatto. Non è facile incontrare guerriere così …. Ma lei è stata tenace e forte come una vera Guerriera. La Guerriera del Bosco, che del Bosco non ha più paura!” Quercia sorrise, come solo gli alberi saggi sanno fare , tutto d’un tronco!

Così la Guerriera del Bosco tornò a vivere. Era più consapevole di se stessa. Riusciva a stare con la gente senza pensare troppo. Si occupava di se stessa. E un giorno le venne in mente che la vera magia non è altro che vivere, è fare esperienza. Lasciarsi andare alle emozioni. La magia risiede in noi, non cerchiamola troppo in là. In fondo come dicono i Guerrieri “O TI FORMI, o ti fermi”

La Guerriera del Bosco
La Guerriera del Bosco

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