L’ Arte del Counseling – Rollo May – Ridipingi chi sei veramente!

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Con questa relazione, oh tu che leggi… sappi che mi sto mettendo in gioco, attraverso la mia privacy… Fanne buon uso… 😉

Fare un discorso costruttivo con l’Altro chiunque esso sia, presuppone la conoscenza della persona. Una conoscenza che potremmo definire totale, a 360 gradi.

L’ autore nel suo testo ci dice che, un uomo non è soltanto un corpo, un ruolo, una posizione sociale. E’ molto di più. Un uomo è una personalità, una personalità, che può realizzarsi attraverso un percorso e un processo. Un processo, dove l’individuo è libero; socialmente integrato e psicologicamente consapevole.

Per arrivare a tale personalità è necessario un processo. Quando un cliente si rivolge ad un counselor spesso è perché nutre in sé un conflitto. Sente in sé una sorta di caos. Non sempre ne è cosciente. Ed è lì che entra in gioco il terapeuta.

Uno dei presupposti base della psicoterapia è la presa di responsabilità del paziente.

Spesso però accade che alcune tipologie di personalità non lo facciano. I nevrotici, per esempio che hanno schemi rigidi e abituali, tendono a scaricare la responsabilità all’ esterno. Non si mettono in discussione. E finché questo durerà, la salute mentale sarà lontano dal migliorare. Questo tipo di personalità, sta in questo modo irrigidendosi e rinunciando alla propria libertà.

Il primo principio guida del counseling: la funzione del counselor è di portare il cliente, ad accettare la responsabilità della propria condotta e degli esiti della propria vita.

Il secondo principio guida del counseling: compito del counselor è quello di assistere il cliente nella ricerca del suo vero sé e poi di aiutarlo a trovare il coraggio di essere quel sé. (Individualità).

L’ Uomo ha la necessità di integrarsi socialmente, per riconoscersi in quanto essere umano. Così da potersi rispecchiare nell’Altro da sé. La lotta contro gli altri, il sentirsi superiori o inferiori nei confronti altrui, sarà un metodo inefficace e poco funzionale per lo sviluppo sano di una personalità sana.

 Il terzo e quarto principio guida del counseling: compito del counselor è guidare il cliente ad accettare la responsabilità sociale. Dargli il coraggio di liberarsi dal senso di colpa e di inferiorità. Aiutarlo ad orientarsi verso scopi socialmente costruttivi.

 Dopo aver visto il concetto di personalità e i quattro principi guida del counseling, veniamo all’ interazione che avviene tra counselor e cliente. Ovvero come si instaura un rapporto, un’alleanza tra i due. Quello che non può mancare durante gli incontri e per avviare un buon percorso verso il cambiamento è l’empatia, ovvero la possibilità di entrare in relazione a 360 gradi, una relazione autentica. Il counselor per questo dovrà annullarsi ed entrare profondamente nel cliente. Potrà guardarlo, potrà osservare i movimenti ed i gesti del corpo, il tono della voce, come il cliente pronuncia le parole. Il counselor lascerà spazio al cliente per esprimersi, tuttavia se necessario lo interromperà per fargli domande costruttive. Il counselor ed il cliente si prenderanno entrambe la responsabilità dell’esito di questo processo. Inevitabilmente vi sarà l’influenzamento dei 2. Inevitabilmente si instaurerà un’alleanza terapeutica fatta di comprensione e di fiducia.

In questo modo al cliente sarà più semplice dare sfogo alla sua confessione:

Egli si sentirà ascoltato obiettivamente.

Egli comprenderà le radici più profonde della sua personalità e da dove nasce il problema.

 Egli capirà i rapporti legati al suo problema, e grazie agli strumenti trovati, sarà in grado di risolverlo da sé.

Un buon counselor professionista, prenderà appunti della confessione del cliente. Un buon counselor professionista farà emergere al cliente la sofferenza. Poiché è dalla sofferenza che il cliente può pensare di poter cambiare il modello della sua personalità. La sofferenza è una delle maggiori potenze creative presenti in natura. Possiamo quindi essere contenti di provare sofferenza e dolore. Contenti solo se consapevoli di poterle usare per risolvere i nostri conflitti interiori in maniera costruttiva.

 Principio guida del counseling: un buon counselor non dovrebbe alleviare la sofferenza del cliente ma, piuttosto orientarla, canalizzandola in maniera costruttiva. Per cui calma e obiettività saranno due caratteristiche utili al buon funzionamento del counseling

Il counselor ha il dovere di sviluppare quello che Adler chiama il coraggio dell’imperfezione, ovvero la possibilità di sbagliare. E’ importante per il counselor battersi per questioni rilevanti e di primaria importanza, senza badare troppo ai dettagli minori.

Il mio caso

Il testo di Rollo May, mi è piaciuto moltissimo. L’ ho letto a piccole dosi e in molti mesi. Avevo necessità di metabolizzare il tutto. Questo testo rappresenta per me la riuscita del counseling e della counselor che mi ha portato ad essere oggi chi sono.

Sono stata cliente per molti anni, 4. Lo so è molto. Ma da un obiettivo ne è nato un altro e poi un altro ed un altro ancora. Ricordo la mia rigidità ai primi incontri. Ricordo ancora il mio dare le colpe ai fattori esterni (la mia vista, gli altri la scuola…). Ricordo quanti mesi, 6, ci misi per dare del tu a Pia (la mia counselor), e lei a me.

Parlavamo di tutto, ma su una cosa il nostro obiettivo si era focalizzato: sul trovare lavoro e sul migliorare le relazioni. Per fare tutto ciò dovevo partire da me.

Pia mi fece utilizzare tutti gli strumenti espressivi che amavo: la scrittura, la fotografia, il disegno, il collage. Aveva capito che non mi bastava la parola sonora per raccontarmi. Spesso le mie narrazioni vocali erano spezzate dalle lacrime e da tanta rabbia. Passo passo mi guidò verso il per-dono. Verso l’occupazione. Mi diceva “è tempo di fare un dono a te stessa, occupati di te.” Per lei pre-occuparsi era deleterio. Il qui e ora era più importante.

Pia capì che ero una personalità irrigidita e schematica per gli eventi della mia vita, ma che tuttavia serbava in sé tanta ricchezza. Secondo lei ero molto creativa. Ho potuto vederlo in seguito con i miei occhi, quanto suggeritomi. Riesco a dare un senso alle cose e a fare collegamenti anche dove apparentemente non ce ne sarebbero.

Pia ha fatto sciogliere il conflitto che giaceva in me. Mi ha fatto capire che meritavo di vivere la mia vita, senza dimenticare quanto mi era accaduto. Non era necessario. Quello che era fondamentale era, liberarmi, tornare ad occuparmi di me stessa, e essere consapevole di quello che ero, con tutte le mie difficoltà.

Mi definisce spesso una persona resiliente, che porta in sé una grande forza creatrice. E mi fa piacere. Non sono solo parole. Esse vibrano in me come corde.

Per questo ho amato leggere Rollo May, soprattutto la parte sulla creatività. Poiché quando un essere umano torna libero a se stesso è capace di tantissime cose. E’ sereno nello spirito, nell’ animo. Non è più paralizzato dalla paura e dalla rabbia. La tristezza diminuisce. La mente crea soluzioni alternative. E le persone ti vengono incontro.

Da quando mi sono presa la responsabilità di chi sono e di cosa mi accade, mi sento più libera di scegliere quello che ritengo il meglio per me. Oggi so cosa voglio.

Essere counselor è una di queste cose!

Ho capito inoltre che avere empatia con noi stessi è la prima via verso la guarigione, poiché il primo cliente siamo noi!

Il counselor è un artista che ti aiuta a ridipingere te stesso con i tuoi colori.

Parola mia! 😉

Relazione, Roma 13/11/2016

6 pensieri su “L’ Arte del Counseling – Rollo May – Ridipingi chi sei veramente!

      1. Beh si percepisce che sei una persona molto sensibile ed empatica, che ha combattuto e combatte molte battaglie interiori e che fa un percorso per scoprire se stessa e trovare una felicità interiore..questo è ciò che sto facendo
        Anch’io ho fatto molti percorsi e ora vado da una canceleur da un po’ di mesi in più faccio un percorso più spirituale con una naturopata

        Piace a 1 persona

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