L’ evoluzione del gruppo, senza dimenticare le proprie radici

Cosa significa, ascoltarsi? Cosa provoca all’ interno di noi stessi? Cosa racconta la nostra interiorità? Sono veramente in pochi ad avere il coraggio di entrarvi. E spesso è proprio da lì che nasce il tutto. È da l’ interno che una madre inizia a prendersi cura del suo bambino. Un bambino che si forma e si trasforma in lei. È il suo, il suo bambino interiore. È da lì che tutti noi nasciamo. È da lì che partono le nostre radici. Un padre ha seminato, un frutto ne è ricavato.

Una Madre, un bambino. Tutti noi li abbiamo nel nostro interno. Sono la terra, la nostra terra di origine. Ogni giorno dovremmo iniziare con ringraziare, per la stabilità e il senso di appartenenza che ci propongono. Dovremmo prendercene cura.

E poi ci modelliamo, con danze energetiche ed emotive. Danze individuali o di gruppo. Tra le persone troviamo il nostro alter ego scelto da chi ne sa più di noi, la nostra anima. E l’ Altro ci aiuta ad esplorare con movimenti corporei improvvisati e in armonia. C’ è calore, c’ è energia.

In seguito bendati festeggiamo la terra radicandoci a lei. Bendati accarezziamo l’ argilla. La modelliamo, la sbattiamo, la rompiamo e poi la uniamo. Un recipiente ne viene fuori. Un contenitore. Il contenitore che come base possiede le nostre storie. Tutte storie che in comune hanno la volontà di essere curate e accolte. Sono storie che hanno bisogno di essere raccontate. E noi, il Gruppo siamo, lì pronti ad accogliere , ad ascoltare .

il gruppo non è semplice da gestire. Il gruppoo, crea conflitti. Il gruppo crea armonia, protezione, sicurezza. Non è facile farne parte. È come l’ argilla, va modellato, ascoltato, tastato. Il gruppo prende forma se ogni individuo si prende la sua parte di responsabilità nel farne parte. In fondo il gruppo non è altro che un insieme di dettagli, di centimetri. Ogni attimo colto è fondamentale, poiché la vita è breve. Il tempo di un respiro, di un soffio e non ci sei più.

il gruppo ha bisogno di un leader. Un leader creativo, che si diverta, che si metta in gioco con il gruppo per motivarlo, per responsabilizzarlo. Non è il leader a portare il lavoro avanti, il suo compito già lo ha: condurre ed ispirare il gruppo. Perciò un vero gruppo è solido e integro, se coeso, e unito, senza giudizio. Il gruppo elabora, mette insieme e crea idee, progetti. Un buon gruppo accetta e valorizza il diverso. Un buon gruppo accoglie e richiama l’ attenzione di tutti. Un buon gruppo ha fiducia e si comprende, crea rapport, malgrado i conflitti. Poiché i conflitti servono non a dividere, ma a far evolvere e favorire il cambiamento.

il gruppo, fa parte di noi: la famiglia, gli amici, i colleghi, i conoscenti… Io aggiungerei inoltre il Gruppo che giace all’ interno di noi. Il Condominio, come dice la docente Lucilla. Eh sì i primi conflitti sono con i nostri personaggi interiori. Se per primi noi non siamo in armonia con i nostri personaggi simbolici in noi, fuori non ci sarà.

il gruppo è appartenenza. Il gruppoo porta in sé un po’ della nostra terra, delle nostre radici. Poiché nessun incontro è per caso. Ed è inutile conformarsi a tutto, qualcosa di noi stessi prima o poi emergerà.

Un gruppo pronto ad evolvere è vicino alla consapevolezza, che vivere in armonia e in ascolto si può, senza rifiutare il diverso, per quindi accoglierlo come opportunità. Ognuno di noi, ha un ruolo, una missione da portare avanti, onoriamoli.

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Emozioni in circolo, mie creazioni, molto creative 😉

 

2 pensieri su “L’ evoluzione del gruppo, senza dimenticare le proprie radici

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